«Il fondamento della moralità è una credenza che beneficio e danno a persone particolari (o animali) è bene o male non solo dal loro punto di vista, ma da un punto di vista più generale che qualsiasi persona pensante può capire. Questo significa che ogni persona ha una ragione di considerare non solo i suoi interessi, ma gli interessi di altri nel decidere cosa fare. E non è sufficiente se egli considera solo alcuni altri - la sua famiglia e i suoi amici, quelli di cui gli importa particolarmente. Naturalmente avrà più considerazione per certe persone, e anche per se stesso. Ma egli ha qualche ragione di considerare l'effetto di quello che fa sul bene e il male di chiunque. Se è come la maggior parte di noi, questo è quanto pensa gli altri dovrebbero fare riguardo a lui, anche se non sono suoi amici».
Thomas Nagel, Una brevissima introduzione alla filosofia, Il Saggiatore, Milano 1989 (pag. 80-81)
Di quanta moralità siamo capaci? Considera l'aragosta, come lo splendido titolo di una raccolta di saggi di David Foster Wallace.
1 commento:
nagel è nel filone del gra (non grande raccordo anulare, ma good reason approach), spera che ci siano ragioni universalmente valide (in senso kantiano) per agire.
però non spiega quale motivazione avremmo per seguire queste regole universalissime. le quali non possono essere altro che puramente formali.
per conto mio, arrivo fino alle massime pratiche di kant, quelle individuali, ragionevoli, senza necessità dell'universalizzazione.
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