venerdì 17 luglio 2009

Una mano, un piede, la luna



«Non sappiamo fin dove si sia stesa la mano umana, ma certo è arrivata molto più in là del piede di Neil Armstrong. Questo piede non ci sarebbe stato se quella mano non avesse occupato tutto l'arco fisico in cui il famoso piede si è mosso. La pregnante sporcizia umana scaricata sulla luna in più viaggi, dispersa con spreco lungo le orbite, è ombra, specchio e riflesso della grande sporcizia che siamo e che portiamo, l'analogia misteriosa della vigna che non è più vigna, del frutto distorto, dell'uovo artificiale, dei cimiteri di auto al posto delle genziane e dei papaveri, dell'acqua mercuriale, del cuore di topo straziato dagli spaventi a cui l'ha sottoposto lo sperimentatore. L'albero che getta il suo amo senza pescare più luce e il pesce a cui cadono, in acque di senescenza e di degenerazione, le foglie, sono lo stesso mistero umano di ieri, sconvolto nei suoi sconvolgimenti dal sopraggiungere di un'oscura complicazione. Lo sforzo di capire l'albero, il pesce, l'uomo, si rivela sempre più inutile. Perché si tratta di capire un prodigio della forma molto avaro di spiegazioni, in cui si è immidollata un'infamia incomprensibile, in dosi cifrate, in pesi che le misure oltre un certo limite non disciplinano più».

Guido Ceronetti, Difesa della luna, Rusconi, Milano 1971 (pag. 143. Il capitolo dove si trova questo passo è intitolato Filosofia dell'inquinamento).
Da ricordare che l'Autore scrisse questo libro in piena euforia tecnologica in aperta polemica contro gli entusiasti cantori delle magnifiche sorti e progressive dell'umanità.

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