martedì 8 giugno 2010

Il sogno di Giuliano


«Caro Ippolito, la sua lettera mette a fuoco con sensibile intelligenza un grande problema, forse il grande problema, per chi come me, provvisoriamente escluso dalla dimensione di grazia e soprannaturale della fede, ha tuttavia considerazione, rispetto e amore per la fede degli altri. E ritiene impensabile un mondo occidentale, e forse in generale il mondo, senza il cristianesimo e senza la confessione cattolica e la sua chiesa». Giuliano Ferrara, Il Foglio, 8 giugno 2010

Considerazione, rispetto e amore per la fede degli altri. Tutte le fedi? Anche le non fedi? Chi non è fedele non è degno di rispetto?

E poi: se un individuo «ritiene impensabile un mondo occidentale, e forse in generale il mondo, senza il cristianesimo» e, soprattutto, senza il cattolicesimo, costui è davvero «provvisoriamente escluso dalla dimensione di grazia e soprannaturale della fede»? Cosa c'è di meglio, in fondo, per essere cattolici, che questo genere di credenze, questo genere di convinzioni?

Cosa aspetta Ferrara? Che un angelo lo visiti di notte come Costantino? Aspetta che Cristo in persona scenda a dirgli «Giuliano, oh Giuliano, perché non mi perseguiti più ma mi sei così tanto attaccato ai coglioni?»

Cos'è questa dimensione della grazia? Cioè, uno viene e mi dice: “ciao, io sono nella grazia”? Grazia, Graziella e grazie al...? Il tremolìo della fede? Cioè, se uno dice “ho fede” è già vera fede? Come si fa a dire, e chi lo può dire, chi è nella fede e chi no? Il fatto di pregare tutti i giorni, tutti giorni dir bene del papa e della santa madre chiesa? Andare a messa tutti i primi venerdì del mese e le domeniche eccetera e confessarsi quattro volte l'anno? Cosa significa dirsi cristiani? E cattolici soprattutto? Cioè, basta dirselo e dirlo per esserlo? E chi meglio di Ferrara oggi è fedele alla Chiesa e al Papa? Cosa sono questi piedi in due staffe? Cosa aspetta Giuliano, di ricevere l'estrema unzione per dirsi incluso? E perché non ritenersi, appunto, provvisoriamente incluso? Ferrara è un incluso molto più di Hans Küng, molto più di qualche prete di periferia, molto più di qualche sano bestemmiatore della Lunigiana.

Io ho sempre avuto il sospetto che la fede sia una cosa tremendamente privata, personale; e che il dirla, il manifestarla equivalga a squalificarla, a depotenziarla, a svilirla, quasi ad annullarla. La fede è la misura di un'appartenenza. E ogni appartenenza è limitazione. Il mondo, l'universo è troppo vasto per i confini della fede.

6 commenti:

Gians ha detto...

Hai presente il sogno di maria, di De' Andreiana memoria? ebbene ci trovo delle similitudini.

Galatea ha detto...

L'universo è troppo vasto per i confini della fede è bellissima.

Luca Massaro ha detto...

Troppo onore
:-)

Ale ha detto...

Ho letto questo post, passando prima da Malvino.
Stavolta non condivido il suo entusiasmo. Non mi piace questo post.
Ti muovi in un orizzonte comunque cattolico, anzi direi cattolico-giansenista (sia pure post).
Se la fede è un dono anche la non fede lo sarebbe.

Luca Massaro ha detto...

caro Ale, può darsi tu abbia ragione. Il meme del cattolicesimo è la base della mia critica alla trascendenza, alla fede.

Anonimo ha detto...

Bellissimo post, davvero!