Quando lo sguardo si chiude e non vede altro che nero, lo specchio nero, e dentro il corpo brucia, e consuma la vita dentro, gli organi si compromettono e tutto il sangue che sale al cervello è fatto di rabbia e di odio e di sete di vendetta, ecco che scendo in strada non sapendo che sono io a scendere i gradini verso l'irreparabile, ecco che prendo un coltello e aspetto sotto la casa di lei, aspetto con un coltello, aspetto che il rivale in amore scenda dal letto di amore di quella donna che volevo tutta per me e di nessun altro, quella che mi ha rifiutato, respinto, e che ha aperto le sue gambe a questo Altro che mi ha consumato, assorbito tutto l'essere. Ecco che scende questo Altro e di spalle lo colpisco e colpisco e colpisco finché il sangue schizza su me e l'Altro cade, stramazza, e la foga si ferma, riparto, vado a casa, mi faccio una doccia prima che arrivino i carabinieri. Ah, finalmente: stasera potrò dormire.
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«Quella ragazza è una puttana. Ho bisogno di pensare a qualcosa da fare, ho bisogno di liberarmi la mente di lei». Devo inventare qualcosa, qualcosa che possa stupirla, che possa stupire la gente. Qualcosa che un giorno possa farle dire: “che stronza che sono stata”.
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Un mio bisnonno diceva: «Ci sono tre cose inutili nella vita: spazzare le foglie, spalare la neve, ammazzare la gente». Ne aggiungo un'altra: perdere la testa per “amore”. Lo Zuckerberg non l'ha persa.
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