mercoledì 23 giugno 2010

Rapporti religiosi 2.


- Félix, avete pensato a fare quel che m'avete promesso? – [...]
- No, mia cara Céleste, – rispose Félix.
- Oh, mancare a una promessa! – protestò lei con dolcezza.
- Si trattava d'una profanazione, – dichiarò Félix. – Vi amo tanto, e con affetto così condiscendente ai vostri desideri, da promettere una cosa contraria alla mia coscienza. La coscienza, Celeste, è il nostro tesoro, la nostra forza, il nostro sostegno. Come potevate volere che mi recassi in chiesa a inginocchiarmi davanti a un prete nel quale vedo solo un uomo?... Se vi avessi obbedito m'avreste disprezzato.
- E così, mio caro Félix, non volete andare in chiesa? [...] Se fossi vostra moglie mi ci lascereste andar sola?... Non m'amate quanto v'amo io... dato che finora ho in cuore, per un ateo, un sentimento opposto a quello che Dio s'attende da me!
- Un ateo! – esclamò Félix. – Ah, no! Ascoltate, Celeste... Certamente c'è un Dio, e io ci credo, ma di lui ho un'immagine più bella di quella che hanno i vostri preti; non l'abbasso fino a me ma cerco d'innalzarmi a lui... Ascolto la voce che ha infuso in me, che la gente onesta chiama coscienza, e cerco di non ottenebrare i raggi divini che giungono fino a me. Perciò non farò mai male a nessuno e non infrangerò i comandamenti della morale universale, che fu quella di Confucio, di Mosè, di Pitagora, di Socrate come pure di Gesù Cristo... Mi manterrò puro al cospetto di Dio; le mie azioni saranno le mie preghiere; non mentirò mai, la mia parola sarà sacra e mai commetterò qualcosa di meschino e di vile [...] Tutto il bene che potrò fare lo compirò, anche se mi causasse dolore. Che esigete di più da un uomo? [...]
- Leggete attentamente, – essa disse, – l'Imitazione di Gesù Cristo!... Cercate di convertirvi alla santa Chiesa cattolica, apostolica e romana e v'accorgerete quanto le vostre parole siano assurde. Ascoltate Félix: il matrimonio, per la Chiesa, non è il problema d'un giorno né il soddisfacimento dei nostri desideri; è fatto per l'eternità. Ma come! Saremmo uniti giorno e notte, dovremmo essere una sola carne, una sola lingua, e in cuore avremmo due linguaggi, due religioni, una causa di perenne attrito! [...] Il vostro sangue di deista e le vostre convinzioni potrebbero contagiare i miei figli! Oh, Félix abbracciate la mia fede visto che io non posso condividere la vostra! Non scavate abissi fra noi due [...]
- Céleste, voi ripetete la lezione del vostro confessore e nulla è più nocivo alla felicità, credetemi, dell'intrusione dei preti nelle famiglie.

Honoré de Balzac, Nefandezze di Colombe, in I piccoli borghesi cap. XX, Einaudi, Torino

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Di Celeste ce ne sono poche, ormai, così come di confessori che si intrufolano nell'intimità della coppia.
Per fortuna.
In compenso la scelta dell'ateismo è molto spesso solo un modo per disfarsi della propria "coscienza", troppo ingombrante.
Io escludo il termine coscienza. Lo sostituisco con giustizia, e mi ritrovo (con Vito Mancuso) a cercare di vivere una vita il più possibile...autentica.

Luca Massaro ha detto...

Hai ragione, per carità. Mi piaceva questo dialogo "ottocentesco" (ma quanto?) sui massimi sistemi infilati negli ordinari rapporti di coppia anche alla luce degli ultimi fatti di coppie "miste" alle quali è stato impedito, formalmente, di sposarsi.
P.S.
Ce l'ho sotto mano, Mancuso.
:-)

Anonimo ha detto...

Wildestwoman, davvero pensi che di Celeste ce ne sono poche? Io ne ho conosciute parecchie e di giovani pure.