Secondo Antonio Gurrado (Il Foglio, "Leggere Saviano e Genna e capire perché la sinistra ha perso i suoi elettori", 17 aprile 2010),
«se la sinistra vuole riscattarsi e tornare a far presa sugli elettori deve trovare subito un narratore di riferimento che esegua ciò che Togliatti aveva (metaforicamente) chiesto a Vittorini. Lo scrittore organico è più importante del programma e delle alleanze perché crea un immaginario condiviso sulla visione della società, smuove le coscienze e incute rispetto anche in chi non ha mai aperto un libro. Tradotto in politichetta, lo scrittore organico è più utile di uno spin doctor».
È vero, il rammarico che oggidì non vi siano scrittori del calibro di Pasolini, Sciascia e Calvino è grande. Gurrado infatti sostiene che «il massimo fulgore della sinistra è coinciso con l'acme"» dei tre autori; e che, probabilmente, né Roberto Saviano (che non si risolve ad un'aperta adesione politica), né Antonio Moresco, né Giuseppe Genna, né altri, riescono ad avere un peso simile nell'assumere quella posizione di "narratore di riferimento" adatta a smuovere le coscienze e a convogliarle in un'adesione ad un progetto politico (di sinistra).
D'accordo, mi dico, può essere (anche se ne dubito). Ma, allo stesso tempo, mi chiedo: a destra, invece, non c'è mai stato (né c'è) alcun bisogno di avere narratori di riferimento? Ma poi mi rassicuro subito dicendomi che sì, in fondo: c'è la troupe dei foglianti a smuovere le coscienze; e questo basta a garantire “il massimo fulgore della destra italiana”.
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