giovedì 15 aprile 2010

Leghista Casta



Ritorno ancora sulla questione settentrionale e il PD per dire, con maggior forza, che nessun tipo di leghismo (nazionalismo depotenziato) potrà essere sconfitto da un altro tipo di leghismo (tantomeno di sinistra).

«Questa interessata idiozia potrebbe essere semplicemente accantonata con il motto “il ladro crede che tutti siano nella sua stessa condizione”»¹.

E la condizione mentale della Lega è quella di chi fa il furbino, riuscendo bene a mescolare le carte in gioco: sono almeno sette anni pieni di partecipazione al governo nazionale, più un ventennio (quasi) di governo locale. Si vede hanno governato bene per molti. O, forse, sono riusciti meglio a rappresentare la condizione mentale della maggioranza degli italiani del nord: una mentalità gretta, chiusa, aperta solo per vendere i propri maglioncini o bulloni e poi - zac - chiusa ermeticamente quando si tratta di pensare anche ad altri egoismi.

Giacché rappresentare gli egoismi locali è un compito facile e difficile insieme: facile per chi ha molto pelo sullo stomaco; difficile per chi invece sente che cercando consensi stimolando bassezze mentali equivale a mortificare i propri ideali. Si vede che al Nord stanno tutti più o meno bene e tutti hanno da difendere i propri indiscutibili valori (etici e pecuniari) e le proprie identità minacciati da Roma ladrona (intesa come resto d'Italia)².

Pensa al Veneto: quarant'anni di democrazia cristiana, poi pentapartitica, poi berlusconiana, ora leghista: regione ricca sia da un punto di vista economico che culturale, per carità, alla quale poi sono legato (pare che i miei avi siano di Bassano del Grappa). Ma 'io can! come pensa il PD di riuscire a togliere consenso alla Lega o a quel tipo democristianesimo di fondo? Imitandoli? Andando per le case e le piazze a dimostrare che no, non siamo comunisti di merda, siamo solo un povero partito che cerca consenso adeguandosi alla vostra mentalità?

Senza una rivoluzione culturale profonda, senza un modo diverso di vedere il mondo e la vita è bene che continuino a governare questa destra e questa lega: veder il naufragio dell'Italia sarà più dolce³.

¹Fernando Savater, Contro le patrie, Elèuthera, Milano 1999
²Dopo quasi vent'anni di presenza parlamentare non si può parlare legittimamente di casta leghista?
³Chi vota Lega per le ragioni esposte dal manifesto elettorale è un razzista. Il PD deve chiaramente operare per far cambiare idea all'elettore non per adeguare le proprie idee a tal politica razzista di merda.

5 commenti:

Luca t ha detto...

Grande omonimo !

Luca T ha detto...

La Lega, che vuole rispecchiare ciò che c’è senza mai darsi la pena d’indirizzare i cittadini, obbedendo ai luoghi comuni ed agli stereotipi imperanti, non può che aderire al territorio in modo passivo e ruffiano. Loro rivendicano d’esser chiari e precisi, di affermare poche cose ma piatte piatte, terra terra, senza voli ideologici o complessità autoreferenziali. Questo lisciare il pelo agli elettori, convincendoli di far parte di un inesistente “popolo del Nord”, di essere parte della fantomatica liberazione dell’irreale Padania, questo leccare il culo alla gente comune, non è altro che la premessa di una vera e propria presa per il culo della gente comune.
I leader populisti, che possono essere di destra o di sinistra, pensiamo a Chavez, a Le Pen, a Ross Perot e a Berlusconi, hanno una ritualità comunicativa simile: l’appello adulatore al popolo (o alla società civile); l’idea ossessiva di forze malefiche da sconfiggere (la globalizzazione, gli immigrati etc.); la diffidenza verso i partiti e la politica di professione, la fiducia nelle virtù personali e carismatiche dei capi. La Lega dunque non solo lusinga e corteggia quel 70% di italiani che secondo Tullio De Mauro non sa più leggere e scrivere, ma s’inventa anche dei nemici e dei sogni per permettere ai propri militonti di non subire traumi e vedere confermati i propri interessi ed i propri valori. Insomma ad una retorica adulatoria e descrittivista si accoppia una propaganda prescrittivista e talora surrealista (la secessione, il Parlamento del Nord di Mantova, il Vaticano che finirà nel water della storia, i riti celtici etc). E non basta questo continuo ricorso alle menzogne ed ai sogni infantili per parlare di “presa per il culo”, perché è necessario ricordare anche le costanti contraddizioni di un partito che non ha mai fatto altro che fingere e cambiare idea per adattarsi al vento del momento, un partito che sa essere di governo e di lotta, che sa essere reazionario, romano e centralista dal lunedì al venerdì e antipolitico, urlone e populista nel weekend, quando torna sul territorio. Questo partito ambiguo e bifronte, lo ha scritto Ilvo Diamanti che lo ha trattato anche con indulgenza, “ha dissociato il linguaggio dalle pratiche. Ha promosso le ronde senza poi organizzarle. Ha agitato la xenofobia, permettendo l'integrazione nelle zone dove governa. (D'altronde, è difficile per una realtà di piccole imprese far marciare l'economia senza immigrati; per una società vecchia fare a meno delle badanti). Ha usato il doppio pedale dell'identità e del pragmatismo”. Questo doppio pedale è intimamente connaturato alla sua identità, perchè sa sfruttare al meglio l’insipienza e la scarsa memoria dell’elettorato che non fa mai pagare all’ipocrita tutte le giravolte interessate e le ansanti ascese sul carro del vincitore (fuor di metafora, “il mafioso di Arcore”, quello al quale venne dedicato un articolo della Padania del 27 ottobre 1998 intitolato «La Fininvest è nata da Cosa Nostra» ).

Gians ha detto...

Eppure, non sono pochi gli insoddisfatti di sinistra che nel 70 vedevano le bandiere rosse fuori dai cancelli delle fabbriche e che ora sbandierano quelle verdi. La sinistra italiana ha perso questo elettorato da quando ha smesso di tutelare il target elettorale loro di default, operai impiegati e tutte quelle fasce in genere più deboli. Quindi caro Luca, non solo democristiani, anzi..

Luca Massaro ha detto...

caro Luca T. grazie del tuo notevole commento che dà lustro al mio tentativo di definire il fenomeno "Lega".

Luca Massaro ha detto...

@ Gians

Ciò che dici è vero, ma non ce la faccio a capire perché. Credo sia solo "risentimento" , forse anche giusto, riversato verso una melliflua classe dirigente (di sinistra). Ma votare Lega quanto in realtà tutela gli operai?