«Un racconto antichissimo, testimoniato da più fonti, è il documento fondamentale sul nesso tra sapienza ed enigma. Si tratta di un filone della letteratura biografica su Omero, ripreso nel seguente frammento di Aristotele:
“... Omero interrogò l'oracolo per sapere chi fossero i suoi genitori e quale la sua patria; e il dio così rispose: "L'isola di Io è patria di tua madre, ed essa ti accoglierà morto; ma tu guardati dall'enigma di giovani uomini".
Non molto dopo... giunse a Io. Qui, seduto su uno scoglio, vide dei pescatori che si avvicinavano alla spiaggia e chiese loro se avevano qualcosa. Quelli, poiché non avevano pescato nulla, ma si spidocchiavano, per la mancanza di pesca dissero: "Quanto abbiamo preso abbiamo lasciato, quanto non abbiamo preso lo portiamo", alludendo con un enigma al fatto che i pidocchi che avevano preso li avevano uccisi e lasciati cadere, e quelli che non avevano preso li portavano nelle vesti. Omero, non essendo capace di risolvere l'enigma, morì per lo scoramento”.
[...]
Dice Eraclito: "Rispetto alla conoscenza delle cose manifeste gli uomini vengono ingannati similmente a Omero, che fu più sapiente di tutti quanti i Greci" [...]
Forse Eraclito vuol significare che le cose manifeste, corpose, ci traggono in inganno e suscitano l'illusione di esistere fuori di noi e di essere reali, viventi, soprattutto perché noi le immaginiamo come permanenti. Non è che Eraclito critichi le sensazioni. Egli loda anzi la vista e l'udito, ma ciò che condanna è il trasformare l'apprensione sensoriale in qualcosa di stabile, esistente fuori di noi. L'esperienza dei sensi noi l'afferriamo istantaneamente e poi la lasciamo cadere; se vogliamo fissarla, inchiodarla, la falsifichiamo [...] Eraclito non crede che il divenire sia più reale dell'essere; crede semplicemente che ogni "opinione è una malattia sacra", ossia che ogni elaborazione delle impressioni sensoriali in un mondo di oggetti permanenti sia illusionistica».
Giorgio Colli, La nascita della filosofia, Adelphi, Milano, 1975 (pag. 61 e seguenti).
Più che una crisi economica, questa greca è una crisi filosofica¹: i politici, gli economisti coinvolti, incapaci di risolvere l'enigma, moriranno di scoramento. Affidatevi a Tremonti, vero mago della finanza creativa, l'unico in grado di risolvere l'enigma (economico) in modo oracolare (è l'unico che ha suggerito di tenere d'urgenza un summit a Delfi). Tremonti, un ministro che, contrariamente a Omero, avrebbe risposto all'enigma essendo pidocchioso di suo (soprattutto con la scuola pubblica² e con la ricerca).
¹Il primo ministro del Portogallo si chiama Socrates e ho detto tutto.
²Con la scuola privata (leggasi: cattolica) invece è stato prodigo.
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