mercoledì 28 aprile 2010

Il doppio è un'eco dell'io



Non sono un feto sepolto in fondo a me stesso e che verrà,

sono io, io;

e sono io, io, io a essere lì davanti,

e non un altro,
davanti al fondo in rivolta dell'altro
che non è l'altro del mio io,

né un altro di fronte a me,
e che non ha altro scopo, per vivere,
se non di vivere nel mio riflesso,
che mi gioca poi il brutto scherzo di dirmi:
«Sei tu a doppiarmi,
sei tu il doppio, e non io».
È il linguaggio innato del servo che un giorno la luce diede

all'ombra, e il corpo umano alla tomba,
lingua di tutti i reprobi,
perché in fin dei conti da dove saltò fuori Satana,

perché questo doppio e quest'eco?
Perché un doppio e un'eco,

perché un vuoto, perché un pieno?

Chi ha fatto le categorie, gli esseri, le determinazioni? se

non il doppio e l'eco? Ma chi fece il doppio e l'eco?

Satana è forse solo un doppio e un'eco;

ma egli è l'accezione infusa, il senso macinato,

che assume la virtualità originaria delle cose, rifugiate nella

loro tana indolore,
come il sesso sotto il tetto di un cuore.


Antonin Artaud, Succubi e supplizi, Adelphi, Milano 2004 (trad. Jean-Paul Manganaro - pag. 219,220)

Sei tu a doppiarmi sei tu il doppio e non io.
Ecco qui, rivelata nel lampo di genio di uno più grandi rabdomanti del Novecento, la genesi di ogni conflitto mimetico. Nessuno riconosce mai il proprio mimetismo, tutti si sentono padroni del proprio io senza accorgersi che questo è l'inizio della schiavitù. Siamo schiavi di un'illusione. «Non esiste una cosa simile a quello che comunemente chiamiamo sé. Al contrario di ciò che la maggior parte delle persone crede, nessuno è mai stato o ha mai avuto un s黹. Lo so, questo discorso è difficile e non esauribile nello spazio di un commento breve e serale (e nemmeno ho le competenze per farlo: qui, uno in gamba). Tuttavia voglio solo accennare al fatto che noi umani, generalemente, facciamo troppo affidamento su questa illusione, gli diamo troppo valore e non consideriamo che l'io è un insieme di stati mentali che ci fanno credere di essere io; e che gli stati mentali avvengono a mente formata e accesa, mentre non ci sono a mente non formata e si esauriscono a mente spenta. E che, infine, nello spazio della nostra vita cosciente, quello che crediamo di riconoscere come io non è altro che il pensiero riflesso che supponiamo gli altri abbiano di noi, così come noi contribuiamo a far esistere gli altri: reciprocità. Il problema del conflitto mimetico sorge quando attribuiamo un di più di esistenza all'io degli altri e invidiamo gli altri - come ri-faccio dire ad Artaud:
È il linguaggio innato del servo che un giorno la luce diede
all'ombra, e il corpo umano alla tomba,
lingua di tutti i reprobi,
perché in fin dei conti da dove saltò fuori Satana,

perché questo doppio e quest'eco?

¹Thomas Metzinger, Il tunnel dell'io. Scienza della mente e mito del soggetto, Cortina, Milano 2010. Brano estratto dalla recensione al libro di M. Di Francesco pubblicato sul Sole24Ore di domenica scorsa.

5 commenti:

Valerio Mele ha detto...

Era un bel po' che non compravo un libro di Artaud... Mi hai fatto scoprire, dopo una breve ricerca, che negli ultimi anni hanno tradotto un bel po' di materiale inedito in Italia... Questo dell'Adelphi mi pare imperdibile...

paopasc ha detto...

Grazie per l'uno in gamba. Anche io sto leggendo quel libro di Metzinger.
Ora, questa constatazione di cui tu parli, dell'essere l'io il prodotto
di piccoli vortici di microcoscienza, non ci spiega ancora come avvenga che (noi abbiamo una coscienza) e se un animale può esserne dotato (come per esempio un cane -di cui dicono che uno avesse imparato fino a 250 parole- o uno scimpanzè) anche senza possedere questo benedetto linguaggio.
Secondo me non dovrebbe essere troppo difficile dedurre un sistema da cui derivare la formazione dell'io dopo aver compreso l'altro io, quello corporeo, del quale solo a volte ci accorgiamo. La mia ipotesi proviene da questo: essere l'io di carta una mimesis di quello fisico.
Ognuno con il suo linguaggio.

Gians ha detto...

Il blog in effetti per me è quasi il mio eco. Grazie per la citazione.

Luca Massaro ha detto...

@ Valerio
Quando ho cercato una foto di Artaud su Google immagini ho visto che una mi rimandava al tuo blog.

Valerio Mele ha detto...

E' vero!... Spulciando il mio blog poi, ho scoperto di aver scritto almeno tre post su Artaud e dintorni...

http://valeriomele.splinder.com/post/20130414/les-americains

http://valeriomele.splinder.com/post/21654120/il-feto-monolito-e-lo-schizo-capitalismo

http://valeriomele.splinder.com/post/19668016/eremiti-metropolitani