È triste essere come lui, un bambino nel mondo dei grandi, sempre un bambino, trattato dai grandi come qualcosa di divertente e di noioso; e non poter usare quelle loro cose misteriose ed eccitanti, armi e donne, non potere far mai parte dei loro giochi. Ma Pin un giorno diventerà grande, e potrà essere cattivo con tutti, vendicarsi di quelli che non sono stati buoni con lui: Pin vorrebbe essere grande già adesso, o meglio, non grande, ma ammirato o temuto pur restando com'è, essere bambino e insieme capo dei grandi, per qualche impresa meravigliosa.
Ecco, Pin ora andrà via, lontano da questi posti ventosi e sconosciuti, nel suo regno, il fossato, nel suo posto magico dove fanno il nido i ragni. Là c'è la sua pistola seppellita, dal nome misterioso: pi-trentotto; Pin farà il partigiano per conto suo, con la sua pistola, senza nessuno che gli storca le braccia fino quasi a rompergliele, senza nessuno che lo mandi a sotterrare i falchi per rotolare in mezzo ai rododendri, il maschio con la femmina. Pin farà cose meravigliose, sempre da solo, ucciderà un ufficiale, un capitano: il capitano di sua sorella cagna e spia. Allora tutti gli uomini lo rispetteranno e lo vorranno con loro in battaglia: forse gli insegneranno a maneggiare il mitragliatore. E la Giglia non gli dirà più: - Cantacene un po' una, Pin, - per potersi strofinare addosso all'amante, non avrà più amanti, la Giglia, e un giorno si lascerà toccare il seno da lui, Pin, il seno rosa e caldo sotto la camicia da uomo».
Italo Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno, Garzanti, Milano 1987
2 commenti:
Tu mi citi il Pin di Calvino, ma a me viene in mente Pietro Gallesio di Fenoglio.
La situazione è grave, ma non seria.
E il problema è di trovare un buon dottore per la cura
;-)
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