È primavera, e riecco gli uccelli troppo presto.
Rallegrati, o ragione, pure l'istinto sbaglia.
Si imbambola, non vede - e cadono nella neve,
e periscono miseramente, in modo non adeguato
alla struttura della loro laringe e splendide unghiette,
oneste cartilagini e coscienziose membrane,
bacino del cuore, labirinto dei visceri,
navata delle costole e vertebre in splendida infilata,
penne degne d'un padiglione in un museo dei mestieri,
e becco di certosina pazienza.
Questo non è un lamento, è solo indignazione
che un angelo di reale proteina,
un aquilone con ghiandole da Cantico dei Cantici,
singolo in aria, innumerevole nella mano,
tessuto dopo tessuto annodato in una unità
di luogo e tempo come un dramma classico
tra gli applausi delle ali
cada e giaccia accanto a una pietra
che nel suo modo arcaico e rude
vede la vita come tentativi falliti.
Wislawa Szymborska, Vista con granello di sabbia, Adelphi, Milano 1998
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