«Viene naturalmente all'idea "critica" dell'ego unico centro e perno di verità assunta come dogma (cioè presa a controsenso) e volgarizzata. Da una tale idea dell'ego è impossibile passare al riconoscimento dell'altro e della nostra "comunità" con gli altri.
Una volta presi nel vortice dell'egocentrismo è poi evidentemente impossibile trovare un limite qualsiasi all'espansione illimitata e casuale dell'io.
Invece, tutta la morale possibile per chi abbia, come noi, abbandonato la morale cristiana consiste proprio in questo: ritrovare il senso del limite».
Nicola Chiaromonte, Che cosa rimane - Taccuini 1955-1971, Il Mulino, Bologna 1995 (pag. 84).
Ma come fa a trovare senso del limite il malato di egomania se, tutt'intorno, soffiano a guance piene per tener ben gonfio e sollevato nell'aere tale smisurato "io"? Un io che quando incontra le folle osannanti che gli stringono o baciano le mani sente scendere, su di lui, come accadeva ai re taumaturghi, un alone divino che lo porta a ritenersi in "odore di santità"?
Berlusconi ha una sola, grande fortuna: di vivere in una società in cui la vittimizzazione è diventata una parodia: qualora un domani smettesse di soffiare il vento favorevole del consenso non subirà nessuna espulsione a Colono, nessuna decapitazione, nessuna piazzale Loreto, nessun lancio di monetine.
Berlusconi ha una sola, grande fortuna: di vivere in una società in cui la vittimizzazione è diventata una parodia: qualora un domani smettesse di soffiare il vento favorevole del consenso non subirà nessuna espulsione a Colono, nessuna decapitazione, nessuna piazzale Loreto, nessun lancio di monetine.
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