mercoledì 17 giugno 2009

È successo davvero



Dopo il libro di Luzzatto su Padre Pio, leggo in questi giorni Patria 1978-2008 di Enrico Deaglio e Andrea Gentile (Il Saggiatore, Milano 2009). Perché queste letture mi gettano nello sconforto? Perché alla nostra patria, appunto, è toccata questa sorte? Più leggo, più mi strazio, riprovando lo stesso sgomento che ebbi nella lettura de L'affaire Moro di Sciascia. Nel '78 avevo undici anni. Del sequestro Moro ho un ricordo vivido. Ricordo persino che noi ragazzetti per un periodo smettemmo di andare nei boschi vicino casa per paura d'incontrare i brigatisti. Del 1978 poi ricordo Kempes, Ardiles (centrocampista, giocava col numero 1), Fillol (portiere n°5) Luque, Tarantini, Passarella, Bertoni, e altri calciatori che emulavamo nelle piccole partite nella piazza del paese. Ricordo mio fratello che portò in casa un ciclostile con le notizie e le illustrazioni delle terribili torture della dittutura argentina. Perché? Perché è successo tutto questo? Andreotti e Cossiga sono ancora vivi, pieni di onori e di rispetto, Licio Gelli idem (forse con meno onori e rispetto, ma comunque). Berlusconi e il blocco sociale che lo sorreggono sono l'esito naturale di tutto questo sfacelo, sono il frutto di ciò che il potere in Italia ha seminato trent'anni fa. Ma perché non leggo qualcos'altro? Cosa m'impedisce d'iscrivermi ai Circoli culturali di Marcello Dell'Utri, di scrivere versi alla Gelli (appunto) o alla Bondi (nooo)? Cosa m'impedisce di non accettare tutto questo come cosa buona e giusta? Perché i miei occhi guardano alla storia della nostra Repubblica e piangono invece che ridere ed essere contenti? Non esiste una pillola che mi faccia diventare un Capezzone di provincia?

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