giovedì 4 giugno 2009

In corpo democratico



Ho aperto una porta segreta e ho scoperto

che il cielo racconta più di quello che mostra

se gli si offre una formula giusta esso dice

che il tempo è uno specchio e la luce è un inganno.

Allora ho chiuso la porta in fretta e furia

perché il riscontro del vento cominciava

a frugarmi le tasche a farmi freddo nel cuore:

meglio non sapere mi son detto e continuare

a vivere dentro quello che sembra essere

la propria storia personale e soffocare il lamento

inopportuno di chi talvolta si mette a pensare

a qualcosa che lo sorpassa che lo supera

che lo stende a tappeto che lo addormenta

e invece di sogni leggeri li rende pesanti.

Non voglio riavvolgere nessun nastro del tempo

non voglio sapere niente, voglio far finta di essere

sano, inconcludente, beato sorriso di chi

non soffre le pene del dopo, del prima

e beve tutto quello che la realtà gli passa

cochecole ghiacciate spaccastomaco

vomitevoli volti alla tv e tutto diventa rifiuto

indifferenziato niente che si ricicli nel ciclo

delle proprie vite soddisfatte di essere inconsapevoli.

Domani vado a votare: ci sono dodici elezioni

e voto col vuoto nel cuore ma non importa.

È il mio momento, è il momento in cui io

m'impossesso del mio impotente potere

e mentre son lì solo dentro la cabina nascosto

dalla tendina di finto velluto marrone

ecco che mi apro i pantaloni e mi tocco e vengo

sulla scheda elettorale: lascio il segno su di te

democrazia, unico mio modo d'impossessarmi

del tuo corpo vilipeso da tanti stupratori seriali

schizofrenici che abusano da tempo immemore

della tua finzione.

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