giovedì 2 settembre 2010

Messaggi in bottiglia che navigano nella rete

Boro Krivokapić Parafrasando a un certo punto Gide, lei si lamenta del destino dello scrittore: «... solo un pazzo può scrivere libri sapendo che nessuno li leggerà». Come vede questa continuità espressa nei termini «nessuno legge nulla»?

Danilo Kiš Le frasi che cita non hanno bisogno, mi pare, di alcun commento […] I nostri scrittori, più o meno tutti, guardano alla funzione della letteratura (come del resto anche i critici) con gli occhi del secolo scorso, come se sul piano dello spirito e delle idee in questi ultimi cento anni non fosse cambiato niente. La letteratura non è più un'istituzione! Gli scrittori non sono più tribuni né bardi! Al massimo, forse, sono dei diplomatici. La letteratura, oggi […] è un rifugio dello spirito, una bottiglia in cui è stato messo un messaggio e che naviga sui mari senza un destinatario. In ciò risiede il tragico malinteso tra scrittore e realtà, in questa convinzione, in questa presunzione infantile secondo cui lo scrittore «descrivendo la realtà» sembra cambiarla... Per capirci: nessuno legge nulla significa soprattutto che nessuno cerca risposte nella letteratura, e dunque è per questo che non legge, e non solo perché gli scrittori non scrivono in modo sufficientemente chiaro di problematiche contingenti. Vi è un reciproco collegamento dialettico tra gli eventi, per cui la letteratura è cambiata e cambia perché nessuno cerca in essa le risposte. Tutto il resto sono fatti extraletterari».

Danilo Kiš, Homo poeticus, Adelphi, Milano 2009 pag. 131-132 (traduzione di Dunja Badnjevič).

È una fortuna che questo messaggio continui a navigare dentro una bottiglia senza un destinatario preciso in cerca di un lettore senza nome. Per la letteratura è la garanzia di poter continuare a esistere senza trasformarsi in una parodia di se stessa, senza cioè diventare fede. La letteratura cessa di essere tale quando si trasforma in fede, o meglio, quando qualcuno la produce, la fede, fossilizzandosi sulla lettura di un solo libro per poi diventarne sacerdote. La letteratura è l'antidoto migliore alla pervasività, all'invadenza, alla dittatura delle Religioni quali esse siano. (La fortuna della Bibbia è che si può smontare in tanti libri, in tanti autori diversi, in tanti passi contraddittori, la si può riportare a terra e farne misera letteratura. Del Corano non so dire: ma il fatto che sia considerato il Libro la dice lunga). Presumo che non vi siano peggiori lettori che gli uomini di fede (generalizzo, togliete le dovute eccezioni). La persona che crede, che ha fede... cosa vuoi che legga a fare... per avere dubbi? Per seminare nell'animo suo zizzania? Per stimolare la ricerca di un altrove? Chi ha già fede legge per imparare, per specializzarsi, per diventare un bravo servitore di Dio quaggiù in vista di un lassù. Ma la vera letteratura non insegna niente, non specializza nessuno, non mira certo a illudere i lettori. La letteratura non parla dell'eterno, si ferma solo sul minuto. La letteratura non fornisce certezze, anzi: quella vera fa crollare anche le più salde. La letteratura scombussola, provoca, inquieta, solletica, diverte (in senso proprio), smuove corpo e mente e lancia il lettore allo specchio a piangere o a ridere e, in entrambi i casi, a disegnare un S.O.S. nella nuvola di fiato che gli nasconde il volto. E lo scrittore di ieri, di oggi e di domani riceve quel messaggio e invia la sua scialuppa-libro in soccorso del lettore smarrito con se stesso. Da un po' di tempo, credo (e lo dico da lettore), molti salvataggi li compie anche quella particolare specie di scrittore chiamato blogger.

4 commenti:

whatsgoingon ha detto...

devo dire che ho perso ogni fiducia nella scrittura e nella letteratura. per spiegarti il perché dovrei raccontare il mio percorso di scrittore e di lettore, sia in campo professionale che personale, e credo che non si possa immaginare nulla di più noioso. sono d'accordo con la teoria espressa nel brano citato. purtroppo io sono rimasto a quell'altra letteratura, quella del secolo scorso (anzi, sono rimasto nel secolo scorso tout court).

Anonimo ha detto...

quando scrivi queste cose io, letteralmente, ti adoro...

sono stanca dei massimi sistemi

in un mondo tecnologico e scientifico mi fanno ridere i letterati che credono di essere sul piedestallo, come il faro del mondo

ognuno di noi, con un po' di buon senso, è in grado di capire che il libro è un sassolino nello stagno del nostro "Essere"

io penso che: ci sono buoni libri, che delineano meglio, a parole, e ci chiariscono, i contorni dei nostri pensieri
gli autori che amo hanno una sensibilità estrema nello scandagliare e descrivere il loro sentire
sono quelli che non dimentico

i libri illuminanti sono rari (accetto consigli)
ma non parlatemi di Maestri del pensiero

ultimamente frequento le bancarelle di libri usati: mi piace leggere libri di autori semisconosciuti
l'ultimo? Luca Doninelli
mi piacciono
me li immagino a scrivere blog...

ma nessuno inventa nulla, nessuno scopre nulla, al massimo lo dice con parole diverse

invidio i poeti, quelli sì
li leggo e mi emoziono
non sono in grado di scrivere un solo verso, di loro quindi non potrei fare a meno

mi sto dilungando
troppo poco lo spazio di un commento, so di non essere stata chiara
(ma spero che si capisca quanto amo leggere e quanto penso sia indispensabile per ognuno di noi la letteratura) sorry..

Anonimo ha detto...

So che in questi tuoi blogger, io vi entro, come il più classico “prezzemolo nella minestra”, ma con la “faccia di bronzo” che mi ritrovo, vi entro lo stesso, dando un contributo solo alla mia immodestia e non ai tuoi blogger, da esperti, (del resto non puoi evitarlo). Sei l’autore delle scelte che sottoponi alla nostra attenzione, però immagino, che la selezione, venga fatta, con un criterio che rispetti e condividi, in base ai sentimenti del momento e a quello che desideri farci conoscere, nonché farci comprendere, (almeno questo credo di aver capito). A questo punto ti propino le mie “dissertazioni”:

io non trovo che sia un pazzo colui che scrive libri sapendo che nessuno li leggerà, ma come fa a saperlo? Lo scrittore, penso che scriva per sé, principalmente, e poi in un secondo momento, anche per gli altri. Lo scrittore che ha sentimenti , penso che, scriva perché è come se ne fosse ispirato e non potesse evitarlo. E' come se fosse un poeta e scrive ciò che la natura e la realtà, che gli scivolano dentro, lo ispirano e lo inducono, in modo spesso, inconsapevole a prendere l’iniziativa di scrivere. E poi, trovo giusta la differenza tra i libri di letteratura e i libri che parlano di fede. Per me i primi, non hanno niente da spartire con i libri religiosi quali la Bibbia e il Corano ed altri simili, che sono come dei codici di insegnamento e di regolamenti da seguire, che chi legge, già sa cosa contengono e dove vogliono portare il lettore, mentre la letteratura come hai scritto

“scombussola, provoca, inquieta, solletica, diverte ecc…"

(e hai detto niente?)
Io proprio così intendo un libro, con tutte le caratteristiche che hai descritto. Che poi, chi scrive e provoca al lettore queste sensazioni, non è semplicemente uno scrittore, ma “un mito” per me,(opinione super personale).
Similitudine trovo anche con le ultime righe in cui scrivi

“E lo scrittore di ieri, di oggi e di domani riceve ecc….”

fino a

“particolare specie di scrittore chiamato blogger.”

(ed io aggiungo) compreso anche “un tal Lucas” che fa leggere pagine, che, altrimenti, gente come me, non leggerebbe mai.
Insomma vuoi proprio “acculturarci”? (scherzo)
Lo trovo piacevole.
Ania.

P.S. se metto “Ania” al posto di “anonimo”, mi cancella tutto. Pur col nome, devo mettere anonimo, però, poi firmo, perché trovo maleducato non firmarmi. Non so come funzionano queste cose.

Luca Massaro ha detto...

@ Ania
Non so che dirti riguardo alle tue difficoltà incontrate per pubblicare i commenti qui. Posso solo dirti che io non ho messo la "moderazione" e nemmeno qualche filtro particolare.
Intanto, ringraziandoti per ciò che scrivi, riporto questo tuo commento che ho ricevuto nella mia casella di posta ma non qui (e non capisco perché).

«So che in questi tuoi blogger, io vi entro, come il più classico “prezzemolo nella minestra”, ma con la “faccia di bronzo” che mi ritrovo, vi entro lo stesso, dando un contributo solo alla mia immodestia e non ai tuoi blogger, da esperti, (del resto non puoi evitarlo). Sei l’autore delle scelte che sottoponi alla nostra attenzione, però immagino, che la selezione, venga fatta, con un criterio che rispetti e condividi, in base ai sentimenti del momento e a quello che desideri farci conoscere, nonché farci comprendere, (almeno questo credo di aver capito). A questo punto ti propino le mie “dissertazioni”:

io non trovo che sia un pazzo colui che scrive libri sapendo che nessuno li leggerà, ma come fa a saperlo? Lo scrittore, penso che scriva per sé, principalmente, e poi in un secondo momento, anche per gli altri. Lo scrittore che ha sentimenti , penso che, scriva perché è come se ne fosse ispirato e non potesse evitarlo. E' come se fosse un poeta e scrive ciò che la natura e la realtà, che gli scivolano dentro, lo ispirano e lo inducono, in modo spesso, inconsapevole a prendere l’iniziativa di scrivere. E poi, trovo giusta la differenza tra i libri di letteratura e i libri che parlano di fede. Per me i primi, non hanno niente da spartire con i libri religiosi quali la Bibbia e il Corano ed altri simili, che sono come dei codici di insegnamento e di regolamenti da seguire, che chi legge, già sa cosa contengono e dove vogliono portare il lettore, mentre la letteratura come hai scritto

“scombussola, provoca, inquieta, solletica, diverte ecc…"

(e hai detto niente?)
Io proprio così intendo un libro, con tutte le caratteristiche che hai descritto. Che poi, chi scrive e provoca al lettore queste sensazioni, non è semplicemente uno scrittore, ma “un mito” per me,(opinione super personale).
Similitudine trovo anche con le ultime righe in cui scrivi

“E lo scrittore di ieri, di oggi e di domani riceve ecc….”

fino a

“particolare specie di scrittore chiamato blogger.”

(ed io aggiungo) compreso anche “un tal Lucas” che fa leggere pagine, che, altrimenti, gente come me, non leggerebbe mai.
Insomma vuoi proprio “acculturarci”? (scherzo)
Lo trovo piacevole.
Ania.

P.S. se metto “Ania” al posto di “anonimo”, mi cancella tutto. Pur col nome, devo mettere anonimo, però, poi firmo, perché trovo maleducato non firmarmi. Non so come funzionano queste cose.»