Una strada, un mercato, un brulicare di gente che passa, che guarda, che tocca, che compra, che se ne va indifferente, che mangia un gelato, che siede in una panchina davanti a una fonte, alle giostre di bambini piene che vanno avanti e indietro tra l'ombra dei tigli e di nubi basse che minacciano stanche la pioggia, le voci indistinte, le vite di tutti là dentro questo momento, ognuno con il suo cuore particolare, mezzi pensieri, vacui desideri; e se tu casuale passante alzi gli occhi ti accorgi che il cielo non può accogliere diversamente questo frammento di vita che passa da quanto accolga le eruzioni su Io o l'attività nucleare di una stella poco lontana. Tutto è qui dentro questo spazio apparentemente infinito ma chiuso nel tuo occhio, passante, che non sai credere che il tocco delle campane che segnano le sei del pomeriggio siano qualcosa di diverso dal brontolio di una supernova e, ancor più, ti rifiuti di dare a tutto questo il nome di Dio. Dacché Dio è un nome troppo corto o troppo vago o troppo nullo per dare voce al tutto, o al niente, o a questo essere qui nel mezzo e in una frazione di tempo che già non esiste ed è affidata al ricordo. Ecco perché adesso vediamo il nostro solitario passante dirigersi verso la fonte per bere e per trattenere un poco di acqua in bocca, a mo' di gargarismo, per dipoi togliersi da sotto il braccio il suo spiegazzato giornale, aprirlo, cercare una foto del nostro presidente del consiglio dei ministri per spruzzare sulla sua immagine incartapecorita un po' di gusto pieno della vita.
4 commenti:
Segnalando questo post, becco i due classici piccioni con... il resto dillo tu. ;)
Grazie Gians: li faremo arrosto (i piccioni, intendo).
;-)
(L’ultimo commento è andato al posto giusto ed allora continuo)
La descrizione che hai fatto è molto bella e stimola a leggere.
E conoscendo un po’ il tuo stile, intuisco che traspare, una conclusione a sorpresa. Perché man mano che la lettura prosegue, c’è come un’atmosfera di attesa che invita e che prepara a ciò che viene dopo, ma penso che non ci si poteva aspettare che il solitario passante in quell’atmosfera di normale quotidianità potesse decidere di non abbeverarsi e proprio a sorpresa scegliesse quel soggetto“per spruzzare sulla sua immagine incartapecorita un po' di gusto pieno della vita.” (a dire il vero certe personaggi non la meriterebbero nemmeno in fotografia “il gusto pieno della vita” visto che a molti di noi non è rimasto nemmeno il gusto …e basta, e, sappiamo anche perché, ma sorvoliamo) Un po’ mi ricorda, anche se è molto diverso, le favole antiche con morale finale, solo che qui c’è il personaggio scelto dal solitario passante che fa veramente “la guerra civile” con la su citata morale con cui non ha assolutamente nulla da spartire.
Portata al cinema questa sarebbe una bella scena da film. E’ molto gradevole, anche nella scelta dei personaggi, che sono appropriati.
Ciao.
Ania
dagli spazi infiniti dell'universo allo sputo su b...
ne hai di fantasia
lui (con noi) è un nulla, nell'universo
bisognerebbe che finalmente la capisse
probabilmente è convinto sostenitore della teoria berluscacentrica
o forse comincia a dubitarne...
(quanto mi piace quando mescoli facezie così...)
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