Fatti pure in quattro, allàrgati, notte,
quanto ti pare, io prima che sia giorno
sento la saracinesca del forno
sollevarsi, ridarmi alle interrotte
gioie cittadine. Mi scrollo, storno
numeri e altre ossessioni, studio rotte
accorte fra secche insidiose e frotte
di questuanti e cannibali, ritorno,
insomma, al vero, e - lo benedico.
Ma sì, meglio vedervi, meglio avervi,
atroci lacune, che con i nervi
mozzati e a fiato mozzo nell'intrico
dei simboli subirvi, non c'è, dico,
peggior servaggio che sognarsi servi.
Giovanni Raboni, Ogni terzo pensiero (1989-1993), da Tutte le poesie, Garzanti, Milano.
1 commento:
Raboni non aveva visto Inception, il film che sta girando nelle sale cinematografiche. E chi ha fatto il film non ha visto la realtà italiana, là dove la realtà supera la fantascienza: qui l'innesto è stato fatto a livello di massa, e la connessione con l'attività onirica degli italiani è stata attuata con la televisione, a casa di ciascuno.
La raccolta di Raboni si chiama, vedo, Ogni terzo pensiero. Nel film ci si muove su tre livelli onirici, e quello più profondo è quello in cui l'innesto di una idea è più potente, incontrastabile: il soggetto la riconoscerà come una propria idea.
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