venerdì 17 settembre 2010

Il Fuoco sacro. Capitolo 1.

Fraternità

L'homo religiosus assomiglia a un atleta dello stare-insieme. Buddista o cristiano, egli ha il dono di far nascere degli autentici individui collettivi, dotati di una speranza di vita molto superiore da quelle degli individui fisici, la nostra. Queste comunità integrate da noi son chiamate confraternite o fraternità. I monaci, i pirati, gli accademici e i massoni hanno come punto comune l'aver costituito in tutti i posti delle comunità che si suol chiamare famiglie di elezione, ma quelle che si consacrano al Cielo hanno una longevità e una consistenza affatto particolare, che non è conosciuta dalle più amichevoli confraternite di carattere mondano.
La Fraternità, ahimè, son più spesso oggetto di discorsi edificanti che di analisi operative. È un peccato, giacché i suoi meccanismi e le sue procedure hanno molto da insegnarci sul modo in cui un noi profano e secolarizzato possa coagularsi e perdurare. Una comunità monastica è come una provetta in cui gli uomini più increduli possono testare le nostre capacità [umane] di fare gruppo.

Régis Débray, Le Feu sacré, Fayard, Paris 2003 ( trad. mia)

1 commento:

Anonimo ha detto...

ultima frase:
Una comunità monastica è come una provetta in cui gli uomini più increduli possono testare le "nostre" capacità [umane] di fare gruppo.

Mi fido della tua traduzione.
E' l'affermazione che non mi convince: testano le LORO capcità di fare gruppo...

(ma poi, che ne sappiamo di quel che succede tra le mura di un convento?)
WW