giovedì 23 settembre 2010

Un cielo di lavagna





La rana, prima a ritentar la corda
dallo stagno che affossa
giunchi e nubi, stormire dei carrubi
conserti dove spenge le sue fiaccole
un sole senza caldo, tardo ai fiori
ronzìo di coleotteri che suggono
ancora linfe, ultimi suoni, avara
vita della campagna. Con un soffio
l'ora s'estingue: un cielo di lavagna
si prepara a un irrompere di scarni
cavalli, alle scintille degli zoccoli.

Eugenio Montale, Mottetti, XVII



Questa sera, complice la luna, mi sono lanciato: ho avuto fiducia in una stella che al suo fianco (sinistro) brillava del medesimo lucore e aspettava che qualcosa le dicessi, che ne so, un pezzo di vita trascorsa, una riflessione, uno stato d'animo, un riassunto della mia insicurezza. E allora ho scritto, veloce, girandomi di spalle alla stella, con un gesso che ancora avevo in tasca, nella parte ove il cielo sembrava una lavagna. Lo strano è stato che, mentre scrivevo una parola, la precedente veniva gradualmente cancellata, assorbita dall'oscurità. Sensazione frustante ma, al contempo, rivelativa: ogni parola scritta sospendeva la notte, acquistava una sua luce propria, si riempiva del suo significato. Ogni parola diceva tutto quello che poteva dire senza nascondere nulla, senza tenere niente di segreto, senza prestarsi ad ambiguità.


Scrivere su un blog è un affare simile, è scrittura assorbita dal buco nero della rete. E i post sono come quelle parole scritte nella lavagna del cielo: dicono tutto quello che avevano da dire e poi, applausi o meno, cala il sipario della notte.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

non puoi conoscere se, e da chi, saranno lette e l'impressione che avranno lasciato

non conosciamo tutte le conseguenze secondarie delle nostre azioni, ma, ti assicuro, ci sono

(ricordi il classico battito d'ali della farfalla? tu turbi le onde della "realtà", come tutti noi, nel nostro piccolo) (per fortuna nostra, intendo dei tuoi lettori affezionati...)

rom ha detto...

Può essere che le parole si sciogliessero nel nero perché la stella non voleva che tu le girassi le spalle e ti mettessi a scrivere - voleva che tu le parlassi, guardandola. Puoi usare anche il cellulare, per registrare il tuo viso e la tua voce mentre parli alla stella, e poi farne un post per il blog: sono sicuro che sarebbe un incanto, vederti e sentirti. Questi aggeggi tecnologici permettono extramontalità.

giuliomozzi ha detto...

La zebra, prima a ritentar l’azzardo
Dello stadio che ha in fossa
Diavoli e leoni, scoppiare di petardi
Fumanti dove brucia i suoi spasimi
Il tifoso deluso, cupo là fuori
Cigolar di tornielli che traggono
Ancora corpi, ultimi ultras, amare
Vite da bar sport. Con un fischio
L’ora s’estingue: un parcheggio d’asfalto
Si prepara a un irrompere di scarni
Guerrieri, alle scintille dei coltelli.

"Scontri tra tifoserie dopo Milan-Juve", XIII.