giovedì 15 luglio 2010

Distacco dal frutto dell'atto

«Bérlüśqônytěstādïķăżżő¹... Dopo aver scritto a caratteri cubitali, su un foglio di carta, questa parola ammaliante, l'avevo attaccata, molti anni fa, al muro della mia camera, in modo da poterla contemplare lungo tutta la giornata. Rimase lì per mesi, poi finii col toglierla, essendomi accorto che ero attratto sempre più dalla sua magia e sempre meno dal suo contenuto. Tuttavia, ciò che essa significa: distacco dal frutto dell'atto, è di un'importanza tale che colui che ne fosse veramente compenetrato non avrebbe più nulla da compiere, perché sarebbe giunto alla sola condizione estrema che valga, alla verità vera, che annulla tutte le altre, denunciate come vuoto, essendo d'altronde vuota essa stessa – ma di un vuoto cosciente di sé. Immaginate una presa di coscienza supplementare, un ulteriore passo verso il risveglio, e colui che lo effettuerà non sarà più che un fantasma».

E. M. Cioran, Squartamento, Adelphi, Milano 1981 (pag. 27). Traduzione di Mario Andrea Rigoni.

¹La parola originale riportata da Cioran è Sarvakarmaphalatyâga.

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