L'articolo di Davide Rondoni pubblicato oggi dalla Domenica del Sole 24 Ore, Non sono, non scrivo, è raccapricciante. Cioè, uno ha l'onore (e l'onere, dacché onorevolmente pagato per scrivere) di avere una rubrica sul sunnominato inserto culturale e utilizza tale spazio di pensiero per scrivere certe bischerate? Mi direte, ma cosa avrà scritto mai, perché non ce lo linki... non posso, in quanto il Riotta non permette molta circolazione di idee (ed è una fortuna, ve l'assicuro). La fatica di trascriverlo non me la sobbarco di certo. Posso riassumere, ma vi dovete fidare che quel che riporto sia vero, con qualche estratto beninteso...
Allora ci provo. Rondoni attacca con un «Gli italiani non sanno più scrivere». Già una frase così mi fa rizzare tutti i peli delle ascelle; ma come si fa a dire una cosa simile? Conosce egli personalmente tutti gli italiani? E lui non è italiano? Egli prosegue con «E dove sono gli intellettuali?» timidamente gli rispondo: io sono qui... «Si stanno occupando di che cosa, di intercettazioni? Ok, ci può stare». A questo punto mi sono morso l'avambraccio sinistro per impedire alla mano di accartocciare l'inserto e farne una palla da calciare a volo di rondine. «Ok», uno che scrive «ok»... maremma supermaiala come cazzo si fa a scrivere «ok» in un articolo “intellettuale” senza la minima vergogna? Stop, riassumo: Rondoni ironizza sugli intellettuali che firmano appelli in riferimento agli scrittori della Einaudi (ah, ah), e che si dibattono sul Premio Strega (dài Rondò scrivi un romanzino che tu partecipi con ottime chances di vittoria anche te. su) attacca Eco sul suo “resistere”, cita Camus che disse che resistere prevede qualcosa da preservare... corbezzoli! Lo lascio parlare. «Semmai c'è da rifondare. Gli italiani del futuro non sapranno scrivere». Alt. Ma se non sanno già più scrivere come sopra hai detto rimaremma eccetera, peggio di così cosa vuoi che facciano nel futuro gli italiani? Mah, mistero. E qui parte la critica alla scuola che non sa più formare studenti capaci di scrivere. Siccome la scuola in Italia è in gran parte pubblica chiama in causa il Ministero. Ma dacché al ministero v'è gente a lui vicina ideologicamente coinvolge nell'accusa decenni di politica dell'istruzione. Ma come fa a sapere Rondoni che gli italiani non sanno (sapranno) più scrivere? Magia. «I dati contenuti dal rigoroso rapporto Invalsi sono impietosi». Rigoroso? Ma chi gliel'ha detto a Rondoni che l'Invalsi è rigoroso? L'ha toccato con mano come Leonardo? È vero che l'85% degli studenti fa errori grammaticali. È vero che il 70% ha poche competenze lessicali e semantiche. È vero che il 60% ha poca capacità creativa. Ma perché Rondoni non scrive altresì che il rapporto rigoroso dell'Invalsi è condotto soltanto su alcune classi della Scuola Primaria (elementare) e della Scuola Secondaria di Primo Grado (media)? Lo sa che alle Superiori ancora l'Invalsi non è stato sperimentato? Al di là di conoscere i dati sopra riportati è ingiustificato non limitarli agli ordini di scuola in oggetto, altrimenti si fa mistificazione. In fondo, soprattutto per quel che riguarda la cosiddetta capacità “creativa” è normale che le cose stiano in questi termini. Li ha mai letti i temi dei ragazzi delle medie o delle elementari il Rondoni? Non si ricorda che il linguaggio di riferimento berlusconiano è calibrato proprio su un target mentale dell'età delle medie? Il problema non sono gli studenti di ora. Il problema sono coloro che furono studenti e che sono rimasti mentalmente, lessicalmente, sintatticamente e grammaticalmente a un livello pre-adolescenziale. Ma per Rondoni «la demolizione della scrittura coincide con la demolizione della capacità di articolare in modo più critico e costruttivo le abilità e le competenze orali che si possiedono e, in ultima analisi, la capacità di pensare più criticamente. La crisi della scrittura non è un buon segno per la società». Ma perché, secondo voi, la scrittura è in crisi? Ma ci sono anche troppi scrittori! Troppe pagine da leggere! Il problema vero è che mancano i lettori, i lettori di pagine che poi imparino dopo a leggere la realtà: è questo che manca alla scuola, non certo le verifichine a quiz dove si chiede, per esempio, come si scrive un po' (un po, un po', un pò) o qual è (qual'è, qual è, qualè). Per imparare a scrivere si deve imparare prima a leggere e poi a imitare e, infine, ad emulare. Ma non importa che tutti gli italiani lo sappiano fare (o anche che lo vogliano fare) se non a livello minimo.
Infine, in chiusa d'articolo, il punto più alto di imbarazzo provato da un lettore verso uno “scrivente”. Rondoni continua la sua ramanzina agli intellettuali che non leggono il rapporto Invalsi (cara, cosa dici, stasera ti leggo un po' di Musil o di Invalsi prima di andare a letto?) e poi ricordando come, tempo fa, Walter Siti «scrisse [...] che a suo avviso Amici della De Filippi è l'unica scuola che funziona in Italia [io Rondoni] reagii polemicamente. Ma nessun altro scrittore reagì a quello sfregio di paragonar la perfetta macchina del successo [...] con la paziente dura missione della scuola». In pratica, Rondoni ci dice apertamente che nessun intellettuale se ne fregò di quel che lui disse. E si capisce, quindi, il risentimento. Infatti, «silenzio, gli intellettuali erano occupati a far manifestazioni in difesa della scuola contro una certa parte politica. Ma non si accorgono mai che il nemico della scuola è innanzitutto la scuola fatta male?» E chi peggio dell'attuale governo fa male alla scuola pubblica? Ma questo Rondoni non lo scrive; egli ha messo l'orecchio a terra per sentire se arriva il galoppo degli intellettuali che s'ostinano a non considerarlo. Io però l'ho fatto. Ma io sono un blogger intellettuale e per Rondoni i bloggers sono pipistrelli. Quando vola lui noi dormiamo, e viceversa.
3 commenti:
L'articolo di Rondoni dovrebbe essere presto disponibile nella sezione "Ultimi articoli" del suo blog (http://www.daviderondoni.altervista.org).
Grazie per la segnalazione.
Come sempre, imbarazzante...
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