«Ma davvero la pesantezza è terribile e la leggerezza meravigliosa?
Il fardello più pesante ci opprime, ci piega, ci schiaccia al suolo. Ma nella poesia d'amore di tutti i tempi la donna desidera essere gravata dal fardello del corpo dell'uomo. Il fardello più pesante è quindi allo stesso tempo l'immagine del più intenso compimento vitale. Quanto più il fardello è pesante, tanto più la nostra vita è vicina alla terra, tanto più è reale e autentica.
Al contrario, l'assenza assoluta di un fardello fa sì che l'uomo diventi più leggero dell'aria, prenda il volo verso l'alto, si allontani dalla terra, dall'essere terreno, diventi solo a metà reale e i suoi movimenti siano tanto liberi quanto privi di significato».
Milan Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere, Adelphi, Milano 1985 (traduzione di Antonio Barbato).
«Mi sono liberato da un peso, come con Veronica». S. Berlusconi, ieri.
Berlusconi vuole essere un uomo leggero, perché ritiene che nella leggerezza risieda la libertà; per questo tenta (e a volte riesce) continuamente di liberarsi dai pesi che, a suo avviso, lo tengono attaccato a terra. Berlusconi mira all'assoluto, mira all'essere svincolato, sciolto, bastante a se stesso. Ma per riuscirci gli occorre un ultimo sforzo, definitivo: liberarsi da se stesso, dal peso, dal fardello, dal macigno che il suo essere rappresenta. Ma questo non lo vorrà mai ammettere, nemmeno sotto tortura; e non ci sarà mai alcun dottore capace di curarlo dal proprio male. Berlusconi è un malato ontologico, uno schiavo dell'essere, perché dell'Essere privo. Per esistere ha un bisogno continuo, patologico di assorbire l'essere altrui, moltitudini di altri esseri che gli garantiscano, coi loro bramanti sguardi d'invidia e ammirazione, di essere il Modello Universale. Berlusconi è un antidemocratico perché non credo sia mai riuscito a vivere alcun rapporto umano da pari a pari. Egli o si è sentito, da giovane, sempre inferiore a qualcuno con la smania di raggiungerlo (vedi il suo rapporto col padre, o anche la foto dell'avvocato Agnelli nel suo studio), oppure si sente, come adesso, sempre e comunque, un gradino superiore a qualcuno e l'eccedenza di essere che pretende di sprizzare ammalia, ahilui (ma altresì ahinoi, dato il numero) solo gli spiriti servili, i galoppini, i guitti e i rincoglioniti.
A margine.
Ieri, sul Fatto quotidiano online, c'era un fotomontaggio che ritraeva l'immagine dello scontro finale tra Neo e l'Agente Smith nel terzo film della trilogia di Matrix. Al posto della faccia di Neo c'è quella di Fini, al posto di quella di Smith c'è Berlusconi. Entrambi hanno il pugno proteso sul viso dell'altro. Per chi non ricordasse il film, l'agente Smith era il virus che minacciava di far implodere il sistema “Matrix” stesso; questi, infatti, si moltiplicava a dismisura in una serie indefinita di doppi, che otteneva semplicemente facendo penetrare una sua mano nel corpo di altri personaggi. Beh, Berlusconi gli assomiglia, salvo che, per far diventare o far pensare tutti come lui, usa altri metodi (meno cruenti, per fortuna). Berlusconi-Smith è il virus della democrazia della Repubblica italiana.
Per il momento, Gianfranco Fini rappresenta l'unico suo Neo: vedremo fino a che punto (e con quale forza) egli sarà capace di sacrificarsi per l'amor di patria.
1 commento:
La leggerezza non è che quella dell'essere, e forse anche questa è fin troppo pesante da sopportare. Sulla foto di ieri, avevo fatto quasi la stessa considerazione.
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