«Per avvalersi dell’oblio come fattore di unione degli italiani sarà necessario addomesticare la ricerca storica. Un’apposita Commissione dell’Oblio potrebbe dire agli storici cosa si può ricordare e cosa si deve dimenticare, adattando continuamente il passato alle necessità di una storia comune. Anche se, ovviamente, non si potranno istituire Giornate dell’Oblio in sostituzione delle Giornate della Memoria, perché tutte le Giornate sono momenti per ricordare e non per dimenticare. Forse sarà più pratico ed efficace fare completamente a meno della storia, e abituare gli italiani, se lo Stato italiano sopravvivrà, a vivere come gli animali. Che l’uomo invidia – secondo il filosofo Friedrich Nietzsche – perché gli animali dimenticano subito e vagano in un presente senza storia».
Non è sorprendente quello che è accaduto all'intervista cassata dello storico Emilio Gentile, giacché tali verità storiche e fattuali danno fastidio, in televisione, anche a mezzanotte (o alle otto del mattino).
Come può un popolo, quello italiano per esempio (ammesso e non concesso che di popolo si tratti), riuscire a risollevare la nazione se non trova punti minimi d'unione, fondamenta sui quali costruire un comune sentire? Lo so, il mio è un discorso minimo, già fatto più autorevolmente da altri [1, 2], circa la mancanza di una religione civile che leghi gli italiani di fronte a delle memorie, a dei ricordi, a degli "eventi". Noi non abbiamo un Ground Zero, non abbiamo un Olocausto: abbiamo una Resistenza non condivisa, abbiamo stragi, assassinî, attentati, dolori che, seppure per un po' fanno piangere l'intera nazione, poi perdono il loro potere pseudo riconciliatorio. Penso a piazza Fontana, all'Italicus, ad Aldo Moro, alla stazione di Bologna, a Falcone e a Borsellino, comprendendo con essi anche tutti gli altri morti di mafia, di terrorismo, di guerra alle istituzioni e alla vita civile.
Ma il punto è: possiamo noi italiani considerare il sacrificio di Falcone e Borsellino come il nostro Ground Zero della nazione e allo stesso tempo tollerare che il Governo abbia avuto, fino all'altro ieri, un sottosegretario come Cosentino? Per non parlare poi del caso Dell'Utri e per tacere su Berlusconi stesso.
È come se l'amministrazione americana accogliesse nel proprio organico esponenti di spicco e/o fiancheggiatori di Al Qaeda, o come se lo Stato israeliano avesse come consulente David Irving o quei quattro o cinque finti ebrei rincoglioniti che plaudivano alle tesi negazioniste di Ahmadinejād.
Se allo spregio delle statue in gesso di Falcone e Borsellino (abbattute come fossero le statue di Lenin, di Stalin, di Ceausescu o di Saddam) non venisse data l'equipollenza di un attentato alla sacralità dello Stato, allo ciò significherebbe uccidere una seconda volta l'idea stessa di Stato, di nazione che i due magistrati “sacrificati” avevano.
Infine: vi prego di leggere il commento che Giuseppe fa in calce a un mio post di ieri.
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