«Il giorno prima della votazione giunse un telegramma di mia zia, ancora raccomandava di votare il partito di De Gasperi, mio padre fece dubbiose considerazioni sulla serenità mentale di mia zia, poi uscendo seppe che telegrammi simili ne erano arrivati in paese un paio di centinaia, mio zio si fregava le mani. “Che pensata!” diceva. “Certo che ad avere soldi vengono belle idee; questi telegrammi arrivando in casa di gente che un telegramma lo riceve quando ci son cose di morte, vedrai che effetto farà: proprio come si trattasse di un caso di morte. E certuni debbono pensarci davvero, se i parenti d'America non mandano più niente è come quando ad un mulo si toglie l'orzo, a mangiare paglia restano».
Leonardo Sciascia, Gli zii di Sicilia, Adelphi, Milano 1992 (pag. 48). Prima edizione, collana “I Gettoni”, Einaudi, Torino 1958.
Nonostante i beati sorrisi, i tic verbali, le villanie e i soliti stereotipi vittimistici, chissà cosa Berlusconi e il suo think tank staranno preparando per non togliere l'orzo al bestiame italiano. Presumo non sia escluso l'invio a casa di un nuovo depliant patinato della scuola Signorini, con editoriale di B. D'Urso, ove si illustrano le mirabilanti imprese e le magnifiche sorti e progressive di questo maraviglioso governo dell'amor.
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