sabato 17 luglio 2010

La mala ora

«In un paese dormiente sulla riva del fiume che lo ricollega al resto del mondo, ogni mattina compaiono, affisse sui muri, pasquinate in cui vengono resi noti vizi privati degli abitanti. Ma, nonostante le rivelazioni siano familiari a chiunque - sui fogli sta scritto quanto la gente va ripetendo da tempo nei crocchi -, le anonime pasquinate scatenano una violenza devastante»¹.

«Qualunque sia il tuo stile di vita, qualunque sia il tuo lavoro, qualunque sia il tuo pensiero, se ti poni contro certi poteri questi risponderanno sempre con un'unica strategia: delegittimare. Delegittimare il rivale agli occhi della pubblica opinione, cercare di renderlo nudo raccontando storie su di lui, descrivere comportamenti intimi per metterlo in difficoltà, così che le persone quando lo vedono comparire in pubblico possano tenere in mente le immagini raccontate e non considerarlo credibile. Un vecchio boss della Nuova Famiglia, Pasquale Galasso, alla domanda "Perché non uccidete magistrati?" rispose chiaramente: "Signor giudice noi preferiamo delegittimarli"»².

Calunnie, delazioni, maldicenze, pettegolezzi: le pasquinate sono pronte per tutti noi, cittadini italici della periferia di Macondo. Ce le affiggeranno alla porta sul fare dell'alba, e lì troveremo le nostre colpe, le nostre infamie, le nostre miserie, le nostre perplessità. Dunque, prepariamoci. Anzi, anticipiamoli. Delegittimiamoci da soli raccontando (inventando, meglio) i nostri peccati, le nostre debolezze, le nostre fesserie: compiliamo un elenco di cose che non comportano reato e/o sofferenza altrui e che, invece, urtano molto (o quanto meno sembrano urtare) l'opinione pubblica del nostro basso impero, casomai un domani dovessimo candidarci a una qualsiasi carica pubblica o, semplicemente, scrivere un libro (o tenere o un blog).

«– Cosa sta succedendo? – chiese la vedova

Tu credi a quello che dice la gente? – chiese Roberto a sua volta.

Alla mia età bisogna credere a tutto – ribatté la vedova [...]

Hanno messo una pasquinata.

Soltanto allora la vedova capì che le occhiaie di suo figlio non erano il sedimento di una lunga insonnia.

Una pasquinata non è la gente – sentenziò.

Ma dice soltanto quello che la gente va ormai dicendo – disse Roberto [Saviano]; anche se uno non lo sa»³.

Oh se finalmente l'alcade italiano potesse proclamare: «E non rompetemi più i coglioni coi fogliettini»³.

¹Angelo Morino, introduzione a La mala ora di Gabriel García Márquez.

²Roberto Saviano, la Repubblica 17 luglio 2010.

³Gabriel García Márquez, La mala ora, Feltrinelli, Milano 1970, trad. Enrico Cicogna (pag. 39 e pag. 61). Il cognome del Roberto del dialogo riportato è Asìs.

1 commento:

Anonimo ha detto...

deligittimarci?
anticiparli?
a che scopo rendere la vita facile a chi prova gusto a spandere merda?
almeno facciano altri lo sforzo di fantasia...

(certo è che le pasquinate fanno male, nella loro vigliacca pretesa di spacciarsi per verità)

l'ultima di cui sono stata vittima è stata una presunta relazione extraconiugale
il risultato: una bella risata, dopo esserci baciati appassionatamente sulla piazza gremita della domenica mattina (corroborante)