Scrive Sergej Romanov oggi sul Corsera
Preferiremmo che Berlusconi e Fini riuscissero a comporre le loro divergenze e ad accordarsi su un percorso comune.
Chissà chi si cela dietro questo “noi”. Comunque io no, non preferirei.
Ma se il Paese dovesse assistere ancora per qualche settimana a queste logoranti polemiche fra persone che rappresentano i due maggiori poteri dello Stato e appartengono per di più allo stesso partito, sarebbe meglio prendere atto dell’esistenza di concezioni diverse e trarne le conseguenze.
Su forza, io son pronto a trarle, eccome se son pronto.
Il Paese non può affrontare contemporaneamente la manovra finanziaria, i problemi della sua politica industriale (fra cui il negoziato della Fiat con i sindacati), il dibattito sulle intercettazioni, un micidiale sgocciolio di scandali che coinvolgono esponenti della maggioranza, e assistere nello stesso tempo a un paralizzante duello fra il presidente del Consiglio e quello della Camera.
Eppure il Paese sta già affrontando tutti questi problemi: alzo gli occhi al soffitto e constato che lo sgocciolio ha provocato una gora d'umidità dalla quale piccole croste di vernice piovono sulla mia testa.
Berlusconi e Fini hanno compiti istituzionali da cui dipende il funzionamento del Paese. Quanto più bisticciano tanto più perdono autorità e credibilità, componenti indispensabili del loro lavoro. Di grazia, risparmiateci questo spettacolo avvilente, prendete atto con serietà delle vostre divergenze e passate alla ricerca di formule che possano assicurare la continuità e la stabilità del governo.
A me questo spettacolo piace tantissimo e vorrei che continuasse fino alla catarsi finale.
[...] nessuno dei due potrà dimenticare (e Fini lo ha ammesso) che le elezioni sono state vinte dal Popolo della Libertà, il partito che entrambi hanno contribuito a fondare. Possono separarsi e prendere strade diverse, ma non senza ricordare l’impegno comune che hanno assunto di fronte agli elettori.
Questa storia dell'impegno comune è un richiamo per le allodole. Gli impegni comuni, come i matrimoni, sfociano molto spesso in separazioni o divorzi ed entrambi i protagonisti ne sanno qualcosa. Gli elettori, questa massa informe che non sa il proprio nome, possibile debbano avere un trattamento migliore di quello riservato ai figli?
Occorre tagliare il nodo ricorrendo alle elezioni anticipate? Questa sarebbe, in altre circostanze, la più ovvia delle soluzioni.
Sì, e anche la migliore. L'unica cosa negativa è, per me, che si tornerebbe a votare con questa vergognosa legge elettorale. Io rivorrei il proporzionale puro, senza sbarramenti.
Ma le elezioni coglierebbero alcune forze politiche impreparate, rischierebbero di dare risultati incerti e soprattutto aprirebbero nuovi scontri, nel peggiore dei momenti possibili, tra forze che dovrebbero invece lavorare insieme nell’interesse del Paese.
Ma come si fa a lavorare insieme a Berlusconi? Si può solo lavorare per Berlusconi non insieme a lui. Si può essere solo suoi zerbini, o cani da guardia più o meno feroci. Vedere la belva Ferrara ieri sbavare mi ha fatto un certo che.
Occorre dunque pensare a un governo di transizione con un programma circoscritto e destinato a durare sino alla fine della legislatura, come quello che fu presieduto da Lamberto Dini fra il 1995 e il 1996?
No. Il parlamento attuale è composto dai nominati di partito. Voltare pagina, please. Anche Romanov è d'accordo.
La prospettiva si scontrerebbe con Berlusconi, convinto di poter governare sino alla fine della legislatura; tradirebbe la volontà degli elettori e avrebbe, oltretutto, l’effetto di rappresentare, per un sistema politico non ancora consolidato, un pericoloso passo indietro.
Infatti.
Se si vogliono evitare le elezioni serviranno buona volontà e immaginazione. Occorrerà forse ringiovanire il governo, allargare la coalizione, impostare programmi che tengano conto anche delle idee di Fini e dei suoi seguaci. La soluzione comporterà qualche sacrificio sia per le posizioni del presidente del Consiglio, sia per quelle del presidente della Camera. Ma Berlusconi e Fini dovrebbero ricordare che il Paese ha spesso l’abitudine di punire nell’urna il partito e la persona a cui viene attribuita la responsabilità delle elezioni anticipate. Oggi il presidente del Consiglio ritiene di poter dimostrare che la colpa è del presidente della Camera. Domani, forse, gli elettori potrebbero giudicare diversamente. Una intesa fondata sulle vere esigenze del Paese, invece, gioverà a coloro che avranno seriamente tentato di realizzarla.
Io non voglio che giovi niente a questo governo e a questa maggioranza parlamentare. Spero proprio che domani gli elettori smentiscano gli auspici di Berlusconi oggi che crede di dare la colpa a Fini. Vi ricordate cosa successe al suo primo governo quando fu “tradito” da Bossi vero? Alle elezioni successive Berlusconi perse, nonostante avesse sbraitato contro l'infame traditore. E ci furono cinque anni di governo di centrosinistra (pardon: di tre governi di centrosinistra), balordo quanto ti pare, ma qualsiasi cosa andrebbe bene rispetto a questo attuale sfacelo.
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